mercoledì 4 marzo 2009

L'Autonomia minacciata


Dopo oltre settecento anni di dominio straniero, sudditi di nobili, di Chiesa e degli Asburgo, ritenuti sprezzantemente ‘welsch’ dal mondo tedesco e ‘crucchi o tognì ’ da quello italiano, terra di conquista e d’invasione da parte di francesi e bavaresi, i trentini hanno potuto ottenere una loro agognata autonomia e con essa la dignità di sentirsi cittadini di una comunità in grado di autoamministrarsi, responsabile del proprio ordinato sviluppo socio-economico.


Dopo migliaia e migliaia i morti per Casa d’Austria prima e migliaia finiti deportati in Italia, nel 1918, alla fine delle ostilità poi (alla faccia di ‘suolo e popolo redento’), nel 1946, con il trattato Degasperi-Gruber, la acquisizione della autonomia costituì il riscatto di una popolazione che ben poco aveva da spartire con la italica mentalità. Per secoli come iloti, oberati di tasse dal principato vescovile e dal potere, (lo testimoniano le sollevazioni popolari contro l’esosità dei gravami e le conseguenti: ‘guerra rustica’ del 1525, guerra delle noci, la sollevazione del Dazio di Tempesta), da funzionari imperiali prima e da commissari savoiardi e fascisti poi, l’affrancamento di una autonomia, nell’ambito di trattative esasperanti e mai definitivamente risolte, ridiede dignità ad un popolo fino ad allora obbligato, per sopravvivere, ad una disperante emigrazione. Il Trentino conta, ancora oggi, più conterranei ex emigranti, altrove trapiantati, di quanti ne risiedano tuttora sul territorio provinciale.
La massiccia presenza e invadenza della burocrazia non indigena non è riuscita ad intaccare definitivamente l’atavico spirito locale, anche se molto è ormai andato perduto. Non siamo stati, nostro malgrado, lentamente meridionalizzati e non stiamo purtroppo scivolando sempre di più verso una italica forma mentis?
Comunque la laboriosità, i principi di dignità, di onestà, di cultura e di buon governo, hanno portato questa nostra terra ad essere invidiata, specie da chi, nel Belpaese, troppo spesso ha trascurato autodisciplina, sobrietà e parsimonia. Ora i lacchè leghisti, proprio loro, portabandiera delle autonomie regionali, si fanno ambasciatori di rivendicazioni che pensavamo, in virtù della Costituzione, non dovessero più essere messe in discussione. E il ‘timoniere’ sta furbescamente zitto, manda avanti la Lega, la meno accreditata a farsi portavoce di simili corbellerie, con l’intenzione di violare queste agognate legittime conquiste.
Non è in discussione la solidarietà nazionale in tempi di recessione, se ne parli ma non si tentino unilaterali colpi di mano, chiedendo compartecipazione e sacrifici i quali sappiamo, tra l’altro che, pur se copiosamente elargiti fin dal 1948, non sono stati in grado di produrre cambiamenti significativi nel Paese.
Ma l’autonomia non era il leitmotiv, il cavallo di battaglia della Lega, la quale a suo tempo andava sbracciandosi al grido di “Roma ladrona”?
Spero che i trentini tutti siano pienamente coscienti di ciò che la conquista della autonomia di questa terra è costata in secoli di attese, di umiliazioni e di sacrifici e avendola ormai idealmente interiorizzata, sappiano esprimere fino in fondo la loro concreta indignazione, qualora le congetture di violazione dovessero concretizzarsi in stupro istituzionale.

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