lunedì 21 gennaio 2008

Politica e discredito delle istituzioni

Sfiducia e apatia nella politica e nelle istituzioni in continua discesa. Il sondaggio Eurispes ha resi noti gli ultimi dati della ricerca riguardanti il 2007, da dove appare sempre più chiaro che la fiducia nelle istituzioni portanti del Paese, sono date “in calo progressivo e costante”. Eurispes non cita le ragioni le quali non possono essere che: la conflittualità fra i partiti, la precarietà dei Governi, i reiterati ricatti di esigue minoranze che ne minano la stabilità, il disimpegno politico di parte delle nuove generazioni, le indebite interferenze d’oltre Tevere, gli scandali legati all’immondezzaio di Napoli, la criminalità, organizzata e non, l’insicurezza dei cittadini, la precarietà del posto di lavoro, la sommersione del “made in China”, per fermarci alle più note.

“Meno della metà degli italiani si fida di scuola, magistratura e Chiesa: quest’ultima, fra le istituzioni non politiche, scende sotto il cinquanta per cento, perdendo dieci punti percentuali rispetto al 2007. In netto calo Governo e Parlamento.”
È un quadro sconfortante che prelude a scenari politicamente cupi. A ciò si aggiunge lo scarso senso morale verso le istituzioni con riguardo all’evasione fiscale, il collo di bottiglia di crediti e debiti, il costo della vita, la povertà incipiente che si espande a macchia di leopardo, il calo di civismo e l’affermarsi costante dell’ ”ego”.
A proposito di tasse, (qualcuno, con precedenti responsabilità di governo, ne ha fatto un cavallo di battaglia) che dire della grassazione tutt’ora persistente, compiuta da talune categorie (nel commercio, nel turismo, nella ristorazione, nelle libere professioni, ecc.) con l’entrata in circolazione dell’euro (senza alcun controllo delle istituzioni). Abituati ad evadere, non sempre parzialmente, oggi urlano allo scandalo delle tasse elevate, quando proprio da questi comportamenti deriva la responsabilità per l’impoverimento di milioni di famiglie. I maggiori oneri fiscali gravano, ora come in passato, sul lavoro dipendente e sulle pensioni, ai quali le ritenute sono alla fonte e nulla sfugge al gravame.
Come potrebbero essere definiti gli evasori i quali, oltre a derubare alla collettività il denaro che sacrosantamente spetta a questa per far fronte alle necessità dello Stato, per perequare le tasse fra tutti i cittadini e abbattere sul serio il prelievo fiscale? Come potrebbero essere etichettati costoro i quali fruiscono di tutti i servizi della comunità (sanità - scuole di ogni ordine - strade - sicurezza - Giustizia - Parlamento – Regioni – Provincie - Comuni, ecc.) a spalle di chi le tasse le paga? Non dovrebbero scattare per costoro una serie di reati quali il furto, l’appropriazione indebita, l’associazione a delinquere, occultamento di beni della comunità, inosservanza grave di precise norme giuridico/finanziarie, tali da far finire finalmente qualcuno in gattabuia? Nò! la legalità è il diritto dei poveri e in prigione va colui che ruba la mela per la madre ammalata ma non codesti mariuoli, i quali sono spesso circondati da nugoli di legulei che li …difendono…
Lo Stato dovrebbe educare, attraverso le scuole e i mass-media, con programmi che trasfondano ad ognuno, ‘in primis’ ai giovani, questi intrasgrebili doveri civili. A quanto pare invece conta di più imbonire con “L’isola dei famosi” o con “Il grande fratello”; con questi motori, evoluzione, senso civico e solidarietà fanno passi da gigante. Non per nulla figuriamo come Paese indecente.

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